Lo scultore belga José Vermeersch e Selim Abdullah
Lo scultore belga José Vermeersch e Selim Abdullah

Selim Abdullah è nato a Bagdad nel 1950. Compiuta la formazione presso l’Istituto di Belle Arti di Bagdad, nel 1975 si trasferisce a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti, diplomandosi in scultura nel 1979. In Toscana si svolgono le prime mostre personali. Dal 1981 vive nel Cantone Ticino con lo studio a Besazio, nel Mendrisiotto. Nel 1989 soggiorna a Parigi alla Cité Internationale des Arts. Partecipa a varie mostre personali e collettive in gallerie e musei di diverse città svizzere ed europee. Sue personali si tengono, tra l’altro, al Museo Epper di Ascona (1991), al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1992), al Castelgrande di Bellinzona (1993), alla Galleria Bambaia di Busto Arsizio (1993, 1996 e 2010), alla Galleria Matasci di Tenero (1997), alla Galleria Devoto di Genova (1999), allo Spazio-Teatro di Chiasso (2001), a Villa Rufolo a Ravello (2002), al Centro Culturale Svizzero di Milano (2004), al Museoteatro della Commenda di Prè di Genova (2011). Al Museo Archeologico del Finale (2012). Un’importante retrospettiva è allestita nel Museo d’Arte di Mendrisio nel 2003. Oltre a sculture di media e piccola dimensione, l’artista realizza opere a carattere monumentale di pubblica fruizione, tra le altre, a Bellinzona (Figura, gabbia e mappamondo, 1999) e a Chiasso (Tempo in città: cinque figure bronzee, 2005), sino al recente portale in bronzo della Chiesa di Genestrerio.

La formazione del giovane Selim si svolge nel segno della scultura classica. Con l’arrivo a Firenze lo scultore assimila in particolare la lezione del Rinascimento toscano, per poi guardare ai maestri moderni (Auguste Rodin, Émile-Antoine Bourdelle, Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Alberto Giacometti).

Al centro della sua ricerca si pongono la figura o il gruppo di figure visti in una sintesi di monumentalità e fragilità, quali vittime della storia, immagini di una memoria recente e nello stesso tempo molto antica (Spoglie d’Oriente). La materia registra dolori millenari: corpi agglutinati, feriti, compressi, attorcigliati, ingabbiati nella loro estrema solitudine o solidarietà. Riferimenti alla cultura d’origine dell’artista si manifestano nel dialogo costruttivo-narrativo tra le figure e lo spazio che nel corso degli anni si articola maggiormente sviluppando strutture più aperte, leggere e complesse. Nel ciclo di opere Corpi e sillabe (2002-03) il silenzio di quel dolore millenario è contrastato dall’introduzione di sillabe dell’alfabeto arabo, come preghiere a cui s’aggrappano le vittime. Nelle composizioni intitolate Attraversamenti (2001-04), le figure sono ridotte a folle di esili relitti umani che vagano su vascelli sospesi tramite uno stelo sopra la piattaforma di base, che prende ora corpo in terracotta, come mare-territorio dopo una catastrofe, quando sulla terra cruda riemergono forme naturali e si rivelano segni ed impronte, in un’associazione di proporzioni e tecniche diverse che separatamente da sempre hanno accompagnato Selim (bronzo e terracotta, scultura, incisione, disegno e pittura). Nel suo lavoro un posto importante ha anche infatti l’attività grafica, che spazia dal disegno all’incisione, dalle tecniche miste alla pittura. Sulla superficie del foglio le figure emergono nel vuoto, dapprima ripiegate su sé stesse, in una concentrata solitudine, espressa nel condensarsi di ombre e cancellature. La cifra del segno vibrante, che morde anche il rame, si muove quindi su tutta la superficie intessendo dialoghi di corpi e luce simili ad arazzi evanescenti.

Marcella Snider Salazar

(in dizionario e banca dati sull’arte in Svizzera)

Selim Abdullah: Opere | Disegni | Incisioni | PitturaSculturaTerracotta

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